Pur essendo cresciuto vicino a grandi fotografi ho sempre avuto riluttanza ed imbarazzo a fotografare. Non sono mai le sole immagini fotografiche ad interessarmi quanto piuttosto il pensiero che ne anticipa lo scatto. Per questa occasione espositiva credo quindi che le parole dell’amico, e grande conoscitore di immagini, Paolo Barbaro siano quanto mai preziose nell’accompagnare il bel lavoro di Nicolò. Posso comunque affermare con certezza che quello che nascondono le immagini del giovane fotografo, quello che sta dietro a ciò che vediamo impresso sui cartoncini opachi, è un bel pensiero che Nicolò persegue con la sicurezza di un collaudato fotografo.
Ho conosciuto Nicolò qualche anno fa in una sua visita al mio studio. Mi stupì da subito il modo sensibile con il quale mi mostrò quelle sue immagini diafane, abilmente provviste di sfuocatura, piccole e accompagnate da un gesto delle mani prudente ma non timido. Cartoncini opachi che banalmente si potrebbero confondere con acquarelli, ma credo sia un inganno che Nicolò attua per accedere all’immagine di paesaggio in uno scarto personale e in netto contrasto con la moltitudine delle sue contemporanee rappresentazioni. Di inganno visivo si tratta quindi, se da queste piccole foto Nicolò ha trovato in seguito un originale accesso all’acquarello vero e proprio, in quaderni con tratto sicuro e libero, ritratti come macchie di Rorschach che guardano lo spettatore nella loro doppia immagine. Sfogliandoli potrebbero apparire come autoritratti in una doppia immagine che ne rivela stati d’animo dissimili uno in fuga dall’altro.